(estratto da lescienze.it del 13 luglio 2015)
L'analisi della composizione di alcune rocce marziane - effettuata con
la ChemCam del rover Curiosity - ha rivelato un elevato tenore di
silicio, che le rende molto simili a quelle della crosta continentale
della Terra. Ciò suggerisce che in un antico passato anche Marte sia
stato interessato da una tettonica a placche. (red)
Il sito di atterraggio su Marte del rover Curiosity – il cratere Gale - è
ricco di rocce silicee, e questo indica che il Pianeta Rosso ha avuto
un passato geologico molto simile a quello della Terra. Più
precisamente, la scoperta suggerisce che anche su Marte si siano svolti
fenomeni magmatici complessi correlati alla comparsa di una tettonica a
placche, con processi di subduzione (reimmersione) delle prime placche e
una loro parziale riemersione. A questa conclusione è giunto un gruppo
internazionale di ricercatori che firma un articolo pubblicato su “Nature Geosciences”.
Cortesia NASA/JPL-Caltech/MSSS |
Negli ultimi anni l'analisi dei dati ottenuti attraverso l'osservazione
spettroscopica del suolo da parte delle sonde orbitanti attorno a Marte e
da meteoriti di origine marziana ha migliorato notevolmente la
comprensione dell'evoluzione geologica del pianeta, ma non aveva ancora
permesso di chiarire i processi magmatici in atto durante il primo
periodo della sua formazione, fra 4,1 e 3,7 miliardi di anni fa.
Nel nostro pianeta, la differente composizione della crosta continentale, meno densa e ricca di silicio, rispetto a quella della crosta sotto gli oceani, è attribuita proprio alla comparsa della tettonica a zolle. Finora si riteneva che la crosta marziana non avesse subito quel tipo di rivolgimenti e che dovesse essere composta in prevalenza dagli scuri e più pesanti basalti, anche se già la missione Mars Pathfinder nella seconda metà degli anni novanta del secolo scorso aveva identificato alcuni depositi isolati di materiali più chiari che potevano essere ricchi di silice.
Nel nostro pianeta, la differente composizione della crosta continentale, meno densa e ricca di silicio, rispetto a quella della crosta sotto gli oceani, è attribuita proprio alla comparsa della tettonica a zolle. Finora si riteneva che la crosta marziana non avesse subito quel tipo di rivolgimenti e che dovesse essere composta in prevalenza dagli scuri e più pesanti basalti, anche se già la missione Mars Pathfinder nella seconda metà degli anni novanta del secolo scorso aveva identificato alcuni depositi isolati di materiali più chiari che potevano essere ricchi di silice.
Schema del funzionamento della ChemCam (Cortesia CEA) |
Ma l'esame dei dati relativi a 22 rocce trovate in punti differenti del
cratere Gale e analizzati dalla ChemCam di Curiosity – un sofisticato
strumento che usa un fascio laser a infrarossi per portare lo strato
superficiale della roccia allo stato di plasma ionizzato di cui poi
analizza le emissioni con tre spettrometri – ha ora scoperto che le
rocce di colore chiaro sono effettivamente ricche di silicio e che
alcune di esse hanno una composizione molto simile ad alcuni dei più
antichi materiali continentali presenti sulla Terra.
Questo fatto, unito alla diversità di composizione e di granulometria delle rocce silicee, e alla bassa densità media della crosta nell'emisfero meridionale di Marte, fa supporre che le rocce magmatiche ricche di silicio possano costituire una frazione significativa dell'antica crosta marziana, analoga alla prima crosta continentale sulla Terra.
Questo fatto, unito alla diversità di composizione e di granulometria delle rocce silicee, e alla bassa densità media della crosta nell'emisfero meridionale di Marte, fa supporre che le rocce magmatiche ricche di silicio possano costituire una frazione significativa dell'antica crosta marziana, analoga alla prima crosta continentale sulla Terra.
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